C’era una volta un bruco che tentava di salire verso il cielo strisciando lungo una foglia di erba verde. Man mano che saliva verso l’alto il suo entusiasmo cresceva. Tuttavia, arrivato ormai verso la cima, la pianta improvvisamente cominciò ad accasciarsi sotto il suo peso ed egli si ritrovò gettato a terra, al punto di partenza. Ed egli pensò: “Me misero, dove pensavo di arrivare con questa pianta? Chi mi ha messo nel cuore il desiderio del cielo? Forse io sono fatto per continuare a strisciare sulla terra. Del cielo me ne frego!”.
La parabola del bruco è il percorso di ogni uomo che ha nel cuore il desiderio di Dio e tenta di arrivarci con la propria mente, ma poi si accorge che ritorna sempre sulla terra e quindi finisce per abbassare le sue speranze e optare per un agnosticismo pratico. Tanto si può vivere sereni lo stesso, anche senza Dio, l’importante è accontentarsi della terra!
In effetti arrivare a Dio con le nostre forze è al di là delle potenzialità umane. Ma Dio non vuole che noi abbassiamo l’asticella della nostra speranza e allora non ci ha lasciato soli, ma ci ha donato lo Spirito Santo. Si abbiamo bisogno dello Spirito Santo che attiri la nostra mente e la riempia della presenza di Dio, abbiamo bisogno di quell’amore donato da Dio che ci fa gridare papà, abbiamo bisogno di ricondurci al cuore di quella fonte, che è già dentro noi stessi ma che è al contempo radicalmente fuori di noi e altro da noi, perché è Dio: quella fonte che abbevera la nostra natura spirituale.
E come ritroviamo nella mappa complessa del nostro cuore le indicazioni stradali per arrivare alla fonte? Come i discepoli sono rimasti affascinati dalla preghiera di Gesù e quindi gli hanno chiesto di insegnar loro a pregare, anche noi, se vogliamo imparare, dobbiamo guardare a Gesù. Egli era già in contatto col Padre, perché era Figlio di Dio, ma come uomo ha avuto necessità di manifestare tale unione nella preghiera. Come un figlio si rivolge al padre, dandogli del tu o del voi? Anche Gesù nella sua umanità si rivolge al Padre da Figlio, dandogli del tu, con la massima confidenza, e insegna a noi a fare altrettanto, a fidarci della provvidenza del Padre, che è infinitamente più buono di ogni padre umano, di cui pure ci fidiamo.
Allora preghiamo come Lui, preghiamo in lui. Conversiamo con Dio Padre nello Spirito che Gesù Suo Figlio ci dona!
“Alle volte io prego ma Dio non mi esaudisce…”. Che cosa chiedi e come lo chiedi? Parti dal ringraziare il Signore per tutte le meraviglie che ha compiuto e poi chiedi con piena certezza i doni più grandi, più smisurati che Dio può e vuole concedere. Chiedi il dono della Vita, per stare con i tuoi cari per sempre, chiedi la prudenza per fare la Sua volontà, chiedi l’Amore per donarti generosamente agli altri, chiedi lo Spirito Santo che è la vita e l’amore di Dio dentro di te. In effetti cosa facciamo a messa, cosa è la preghiera liturgica? Nient’altro che pregare al Padre per mezzo del Figlio e chiedere il dono dello Spirito Santo che ci trasforma tutti in Lui, corpo di Cristo e tempio dello Spirito. Noi non ascoltiamo la messa, men che meno la prendiamo, noi partecipiamo e concelebriamo pregando con l’AMEN liturgico, che conferma nella fede tutti i doni che Dio ci ha fatto.
La preghiera liturgica ci insegna l’ardimento nel chiedere. Dobbiamo e possiamo chiedere grandi cose, con coraggio, questo piace a Dio, che non esita ad esaudire Abramo, per la sua insistita preghiera di intercessione. Chiediamo per gli altri, chiediamo senza paura grandi cose, anche per intercessione dei Santi, la Madonna e San Giuseppe per primi, il Signore non mancherà di esaudirci anche nelle piccole.