Lc 7,11-17 La moltiplicazione dei pani
Il messaggio nel contesto
IMPORTANTE: questa breve contestualizzazione e spiegazione del brano evangelico serve da preparazione remota per l’accompagnatore, prima dell’incontro. Si tratta di mettersi in preghiera personalmente, leggere il brano evangelico e poi approfondirlo con attenzione. Le considerazioni svolte sotto non sono da “ripetere” ai partecipanti, ma da tenere presente durante l’incontro.
Gesù si sposta fino a Nain, a una decina di Km a sud – est di Nazareth, ed è accompagnato dalla folla numerosa (cfr Lc 7, 1. 9) e dai suoi discepoli (cfr. 6, 17). Questo gruppo di persone si incontra con un corteo funebre che sta uscendo dalla città, e che accompagna una vedova e il suo figlio morto (cfr. 1 Re 17, 17 – 24). Luca usa il termine “Signore” per indicare Gesù (v. 13) e i suoi sentimenti di compassione. È un termine forte, che si riferisce a Dio stesso: in tal modo i sentimenti di Gesù, sui quali Luca è ordinariamente molto riservato, esprimono l’amore stesso di Dio, la sua misericordia verso il suo popolo (cfr. Ger 31, 20; Is 54, 7; Lc 15, 20). Senza aver paura di contrarre l’impurità (cfr. Num 19, 11. 16) Gesù tocca la bara del morto e con la sua semplice parola (“Alzati”: è il verbo della resurrezione di Gesù, cfr. Lc 24, 46) provoca la resurrezione del ragazzo, che si alza a sedere e incomincia a parlare. Come il profeta Elia Gesù fa risorgere il figlio di una madre vedova e lo ridà a sua madre (cfr. 1 Re 17, 17 – 24); più di Elia Gesù non ha bisogno di compiere tanti riti e preghiere, ma basta la potenza della sua parola a realizzare il miracolo. Gesù è certamente un grande profeta, come lo definisce la folla (v. 16), ma molto più che un semplice profeta Egli inaugura i tempi messianici in cui Dio visita il suo popolo (cfr. Lc 1, 68. 78) e le antiche promesse si compiono. In Lui Dio si fa vicino a Israele, sposa rimasta vedova e priva di figli e che ora vede restituito il frutto della sua fecondità (cfr. Is 49, 21). Più che un profeta egli è lo Sposo che ridà il figlio alla sua sposa Israele/Chiesa con la vittoria sulla morte e la potenza della sua resurrezione.
Come realizzare concretamente l’incontro?
Collocazione spaziale: è bene curare particolarmente la collocazione spaziale dei partecipanti all’incontro. È opportuno scegliere configurazioni geometriche che favoriscano la percezione dei partecipanti di trovarsi coinvolti allo stesso livello e senza distinzioni gerarchiche con gli accompagnatori (meglio un cerchio di sedie che un tavolo “da relatore” con le file di sedie davanti) durata: 1h (tutte le indicazioni temporali sono puramente indicative dei rapporti che dovrebbero stabilirsi tra le fasi dell’incontro, ma non sono da prendere alla lettera)
Ricordiamo la vita. (15 minuti) Quale speranza dentro ai dolori e alle sconfitte?
Questa domanda ha l’obiettivo di coinvolgere i partecipanti al gruppo di preghiera a partire dalla loro vita. Deve essere posta in modo molto informale e quasi naturale, come se l’incontro non fosse ancora iniziato realmente. L’accompagnatore sa invece che con questa domanda i partecipanti iniziano a condividere le loro esperienze dentro al contesto interpretativo del racconto evangelico. La domanda contribuisce a mettere il partecipante nella posizione dei servi della parabola.
Leggere con attenzione il brano del Vangelo (almeno due volte) e soffermarsi su una parola che colpisce: Lc 7,11-17 (10 minuti) La lettura può essere condivisa, un versetto a testa, perchè il tesoro della parola sia concretamente partecipato da tutti, allo stesso livello. Poi si danno cinque minuti per scegliere una parola che colpisce l’attenzione e la curiosità di ciascuna persona e per condividerla, uno dopo l’altro. 3. Iniziare un dialogo un pò più approfondito a partire dalla lettura (30 min) Partendo dalla condivisione della parola si può invitare qualcuno, che sembra un pò più estroverso e a suo agio nel gruppo, ad esplicitare il “perchè” ha scelto quella parola. A questo punto si aiutano anche gli altri, ponendo delle domande, a condividere le loro impressioni e valutazioni. Alcune domande possono essere poste, senza pretendere di seguire un ordine logico preciso, ma seguendo le intuzioni condivise dai partecipanti. Può essere utile partire da domande riguardanti luoghi, personaggi, verbi. Si tratta non solo di aiutarli a comprendere il testo, ma anche a condividere la loro vita, identificandosi nei personaggi.
Ecco uno schema possibile di domande: Qual è il contesto geografico e narrativo del racconto evangelico?
– Gesù si trova alle porte di una città chiamata Nain e incontra un corteo funebre. Con quale atteggiamento penso alla città degli uomini, alle loro vicende e affari? Rabbia, delusione,paura, speranza? Quale atteggiamento ha Gesù nei confronti di questa gente e quale avrei io? – Alla fine del racconto la folla dei discepoli e il corteo funebre si riuniscono in un’unico coro che acclama la visitazione di Dio, il riscatto di Gerusalemme.Ho fiducia che i lutti di un popolo si trasformeranno nella lode dei credenti?
Chi sono i personaggi, cosa fanno? -Gesù prova compassione: sono capace di empatia nei confronti del dolore degli altri o mi spaventa? -Gesù si avvicinò e toccò la bara: mi avvicino alle situazioni difficili e dolorose o le tocco o me ne sto lontano? Ho fiducia nella presenza e nel tocco di Dio in ogni situazione? -Il morto si mise seduto e incominciò a parlare: sono stato testimone della potenza della resurrezione nella vita mia e delle altre persone?
Cosa dicono i personaggi? -Gesù dice: Non piangere!:ho la fede per sperare in lui? Mi lascio incoraggiare dalla Sua parola? -Io dico a te: Alzati: percepisco la potenza della resurrezione di Gesù e so vedere la realtà alla sua luce? -La folla dice: Dio ha visitato il suo popolo. Credo nella potenza di Dio che opera in Gesù di Nazareth, nella sua morte e resurrezione, e io sperimento nella celebrazione eucaristica?
Quale rivelazione è contenuta qui? Gesù è il messia capace di ridare vita e speranza all’umanità rimasta vedova.
Condivisione della vita nella preghiera (5/10 min). L’ultimo passo, dopo la condivisione della vita, è invitare ad una breve preghiera, magari formulata inizialmente dall’accompagnatore. Qualche minuto di silenzio può autare a far risuonare la vita e la Parola condivise e raccogliere alcuni elementi che possono essere stimoli per una preghiera. Il partecipante che non intende pregare sentirà comunque che la propria condivisione è stata ascoltata e che la sua vita è stata messa davanti a Dio nella preghiera di altre persone.